Tre libri sul femminismo – o femministi – da leggere assolutamente, non solo in vacanza: “Post Pink”, “Non sono sessista ma…”, “Dovremmo essere tutti femministi”.
In una manciata di mesi ho deciso di smontare e rivoluzionare la mia vita. Così ho cambiato città, casa, auto, riferimenti culturali, paesaggi e linguaggi. In questo mio andare mi sono spesso chiesta: “andrà bene? Il mio femminile andrà bene anche in un piccolo paesino del sud Italia?” .
Da Milano mi sono trasferita in un piccolo centro della Calabria e, nelle dodici ore di autostrada, guidando per chilometri di terra senza mai arrivare, con la macchina piena di valige, libri e una clitoride pupazzo sul sedile accanto, fermata da una pins dallo slogan “I LOVE MY VAGINA” mi sono chiesta: ma esiste un modo corretto di essere donna, madre, compagna, amante, amica, figlia, soprattutto in un luogo dove la disparità di genere è un tema sentito? E quindi – come da consuetudine – ho cercato risposte e rassicurazioni nei libri. E le “letture estive” sono diventate un focus di letture femministe, un “io narrato e narrante”.
3 libri consigliati: letture che potrebbero piacerti
1. Post Pink – Antologia femminista a fumetto curata da Elisabetta Sedda, Feltrinelli Comics.
Il fumetto femminista che racconta il sé femminile. Fermezza, sorellanza, indipendenza, emancipazione. Nove storie illustrate sull’universo femminile, tutte con una comune narrazione: “penso e scrivo su di me (femmina), dunque sono”. Un tentativo di restituire alle donne la propria voce narrante “per non essere mai più narrate”. La prefazione di Michela Murgia delinea con potenza la tematica di questo libro: «Immaginarsi donna è stato difficile anche per le donne stesse, dopo secoli passati ad ascoltare storie di uomini raccontate da uomini. Le voci di queste personagge dicono tutto quello che una donna sa dire di sé, compreso quello che per troppo tempo dire non si è potuto». Il corpo della donna narrato da nove autrici di fumetti: Alice Socal, Silvia Rocchi, Cristina Portolano, Sara Pavan, Margherita Morotti, Alice Milani, Sara Menetti, La Tram, Fumettibrutti. Un libro coraggioso e diretto. Perché quello di una donna non è mai un semplice corpo, bensì un coacervo di simboli, dogmi sociali o culturali rispondenti a un trito modello. Ad esempio: siamo legittimate ad esprimere un consenso sessuale se nessuno è pronto a sentire il nostro no? Perché una donna desiderosa di provare piacere è ninfomane, meretrice o una poco di buono? Soprattutto, essere donna segue un ordine naturale?
Te lo consiglio perché… Non avevo mai letto un graphic novel su queste tematiche e la bellezza dei disegni, i particolari espressivi, mi hanno fatto entrare più in empatia con il racconto, storie universali e allo stesso tempo molto intime che, come ha sottolineato Michela Murgia in prefazione, “Dicono tutto quello che una donna sa dire di sé, compreso quello che per troppo tempo dire non si è potuto. Sono domande, per lo più, e non semplici”. Ad esempio, Alice Milani affronta il tema della denuncia che, con la storia disegnata da Sara Pavan, pone una riflessione sull’importanza della testimonianza e del valore che viene dato alle parole delle donne. In Post Pink si passa dal fumetto di Cristiana Portolano dedicato alla mistica e religiosa Ildegarda di Bingen (1098-1179) – che nelle sue lodi ha celebrato l’orgasmo come momento di connessione con il divino – per arrivare al percorso di raggiungimento dell’identità femminile di una donna nata uomo disegnato da Fumettibrutti.
2. Non sono sessista ma… Il sessismo nel linguaggio contemporaneo, Lorenzo Gasparrini – Edizioni Tlön
Uno degli argomenti più gettonato nel mondo dei proverbi è quello che riguarda il rapporto tra i sessi e in particolare il genere femminile. Le donne, nella tradizione popolare, hanno caratteristiche comportamentali e caratteriali innate “proprie delle donne”, un destino biologico insomma. Luoghi comuni, proverbi, modi di dire e stereotipi che, proprio per la loro diffusione e la loro apparente innocenza, rappresentano alcuni dei capisaldi del linguaggio sessista e del relativo modo di interpretare la realtà. “Per fortuna” sono analizzati nell’ultimo libro di Lorenzo Gasparrini, scritto con l’esplicito intento di indagare l’uso della lingua italiana per svelare, agli occhi di chi usa questo idioma ogni giorno, quali siano i tanti usi e luoghi comuni sessisti che vi si annidano, e l’universo di significati che viene da questi creato. Forme di sapere popolare che appaiono indiscutibili, vengono tradizionalmente accettate come vere, senza essere sottoposte al vaglio di una vera riflessione critica, e contribuiscono a costruire un mondo in cui “le donne sono tutte puttane”, “dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna”, e dove le donne, si sa, “ne sanno una più del diavolo”.
Te lo consiglio perché… Liberarsi dai modi di dire ormai interiorizzati e sdoganati solo “come tali” è cosa assai difficile. Questo libro mi ha fatto riflettere su quanto anche il mio modo di “chiamare le cose” fosse alle volte stereotipato e giudicante. La verità è che la donna per secoli è stata raccontata solo “a furor di popolo” da una voce maschile. Oggi per la donna stessa, per costruire una propria identità femminile capace di ribaltare le sovrastrutture sociali, è fondamentale avere anche delle narrazioni e delle “parole nuove” che escano dagli schemi imposti da una società patriarcale. Soprattutto è importante saper riconoscere il sessismo nel linguaggio contemporaneo, anche laddove (soprattutto) pare autorevole.
3. Dovremmo essere tutti femministi, di Chimamanda Ngozi Adichie – Einaudi
Chimamanda Ngozi Adichie è stata inserita dal Times fra le 100 persone più influenti del mondo, nel 2015. Il suo discorso, Dovremmo essere tutti femministi, durante una conferenza TED, è diventato un saggio dal medesimo titolo, in cui Chimamanda Ngozi Adichie offre ai lettori una definizione innovativa del femminismo per il XXI secolo, così sintetizzata: «La mia definizione di femminista è: femminista è un uomo o una donna che dice: “Sì, c’è un problema di genere oggi come oggi, e dobbiamo risolverlo, dobbiamo fare meglio. ” (…) Io vorrei che tutti cominciassimo a sognare e progettare un mondo diveso. Un mondo giusto. Un mondo di uomini e donne più felici e più fedeli a sé. Ecco da dove cominciare: dobbiamo cambiare quello che insegniamo alle nostre figlie. Dobbiamo cambiare anche quello che insegniamo ai nostri figli.»
Te lo consiglio perché… Semplicemente perché è illuminante, vero, sincero e “nutriente” per il cuore e per la mente. Un manifesto.
Voglia di cambiare vita: ecco come fare
Comunque alla fine, una volta giunta a destinazione, ultimato il trasloco, letto i libri tra mare e collina, immersa tra gli ulivi dove il tempo scorre lento, ho in parte dato risposta alle mie domande #credici Il punto è questo: è tempo di sfatare miti e dicerie su quello che ci hanno insegnato, come “è giusto così, questo è quello che fanno le donne per bene, stai attenta perché la gente parla e giudica”.
Abbattere le differenze di genere e restituire dignità all’io femminile da nord a sud, non solo è fondamentale per lo sviluppo del Paese tutto, ma è un’urgenza etica e civica. Come rendere il tutto meno utopistico? Intanto non cedere mai alla tentazione di pronunciare il famigerato “tanto qui funziona così”.
comunque il bechdel test citato da murgia è inattendibile